Di Fabio Gagliano.

Cosa significa buttare via il bambino con l’acqua sporca lo sanno tutti: non confondere quello che ha più valore (soprattutto se è esperienza) con ciò che ne ha meno o addirittura non ne abbia per nulla.

Di questi tempi si osserva una certa tendenza, fra i protagonisti della vita pubblica, a fare a gara fra chi è più legittimato a promulgare il nuovo che avanza. Come se questo non comportasse la capacità, né semplice né scontata, di rinnovare prima di tutto se stessi. Quando, alcuni anni fa, si sentì parlare di rottamazione, riferita ad altri esseri umani e non a elettrodomestici o automobili, in molti si chiesero se il nuovo che avanzava fosse davvero quello.
Oggi, non sembra che i risultati abbiano realizzato quella promessa di rinnovamento, visto il riapparire di volti adulterati che rinnegano il vecchio, di comportamenti sessisti, razzisti e xenofobi, la predicazione di ricette neocapitalistiche che considerano il benessere e la dignità  dell’essere umano come diritti trascurabili.
Per non parlare delle tendenze nostalgico-fasciste per niente orientate alla fratellanza e all’inclusione fra l’umanità intera.

Quello che si vuole fare ora è adeguare la costituzione a questa classe politica, quando, invece, si dovrebbe fare il contrario e principalmente una radicale riforma della legge elettorale.

Quello che è avvenuto nei giorni appena trascorsi, in fin dei conti, non è nulla di eccezionale: Giovanni Leone fu eletto al 23° scrutinio, Giuseppe Saragat al 21°, Sandro Pertini e Oscar Luigi Scalfaro al 16°. Ma nessuno cominciò a strombazzare una possibile riforma costituzionale in senso presidenzialistico.

Quello che invece si è visto e sentito in questi giorni è che i leader dei partiti populisti del nostro Paese, dopo avere dimostrato alla nazione di essere inaffidabili, maldestri, di scarsa moralità, immersi fino al collo in conflitti di interessi e, se vogliamo, politicamente miopi, dopo avere dato un pessimo spettacolo di incompetenza in un momento di crisi sanitaria ed economica come l’attuale, richiedono il presidenzialismo. Si tratta degli stessi personaggi che non sono riusciti per mesi a mettersi d’accordo su come fare un governo all’inizio della legislatura ed a seguire, accettando alla fine un “Tecnico”, imposto da Mattarella.

Certo, le grandi maggioranze necessarie e il voto a scrutinio segreto, rendono l’elezione del Presidente della Repubblica un’operazione molto insidiosa. Tanto è vero che la Democrazia Cristiana, principale partito tra il 1946 e il 1994, è riuscita soltanto due volte a far eleggere il proprio candidato ufficiale: Antonio Segni nel 1962 e Francesco Cossiga nel 1985. In tutte le altre votazioni i candidati DC furono affossati dai “franchi tiratori”, come accadde ad Amintore Fanfani nel 1971.

Un altro caso è accaduto nel 2013: a Romano Prodi, candidato dal centrosinistra, al quarto scrutinio mancarono 109 voti per essere eletto. Allo scrutinio successivo, Giorgio Napolitano accettò di farsi eleggere per un secondo mandato. Più subdola fu la strategia di Giulio Andreotti nel 1992: attraverso il controllo di un gruppo di deputati democristiani intendeva bocciare tutte le candidature alternative alla sua nei primi scrutini, per fare in modo che si convergesse successivamente su di lui per mancanza di alternative. Ma la notizia della strage di Capaci bloccò la sua candidatura per i sospetti di collusione con la mafia. Fu quindi eletto Oscar Luigi Scalfaro.

Ma ci sono state anche elezioni in cui i partiti sono riusciti a controllare i propri delegati e a fare eleggere il loro candidato. Nel 1985 e nel 1999 ci fu l’accordo tra  maggioranza e opposizione e al primo scrutinio furono eletti rispettivamente Francesco Cossiga e Carlo Azeglio Ciampi. Nel 2006 e nel 2015, su proposta del centrosinistra furono eletti senza problemi Giorgio Napolitano e Sergio Mattarella al quarto scrutinio.

A mio parere è questa classe politica che non va bene, non la costituzione. Ma se è vero che la classe politica rispecchia il paese, allora siamo noi che dobbiamo cambiare, imparando a ragionare criticamente e a farci rappresentare da persone competenti e oneste. Certo, come abbiamo già scritto nel precedente articolo “Informazione e manipolazione” https://www.radiooff.org/informazione-e-manipolazione/ i populisti hanno la possibilità di orientare il grande elettorato con manovre demagogiche utilizzando i mass media tramite una informazione manipolata, ma a questo punto tocca ai cittadini sapere valutare criticamente chi inviare in Parlamento.

Immagine: Quirinal Palace, Rome, official home of the President of the Italian Republic. Viewed from the approach from the Trevi Fountain. Pubblico dominio