Ecco fatto il governo delle tre carte

Liborio Martorana

 

Ecco, adesso ci siamo. La nascita del governo lega – 5 stelle è arrivata al traguardo tanto agognato. Si, perché, anche se i due se ne sono detti di tutti i colori, al momento di trovare la quadra per occupare le poltrone del potere, non hanno esitato a sotterrare l’ascia di guerra. Tutto questo ovviamente con il beneplacito degli elettori italiani che hanno espresso il proprio voto sull’onda delle parole chiave come sicurezza e reddito di cittadinanza.

E’ un governo che schiera diciotto ministri, dei quali, sette per parte, nelle due formazioni, ed il resto tecnici. Di questi ministeri fanno parte i leader delle due formazioni, ossia Giggino Di Maio napoletano con radicamento al sud e Matteo Salvini padano, leghista intransigente. A costoro vanno: il ministero del lavoro al penta stellato ed il ministero degli interni a Matteo Salvini. Ma il fatto cruciale è quello del premier che già da ora pare stia agli ordini dei cinque stelle.

Sembrerebbe infatti che il discorso di insediamento lo abbiano scritto alla ‘Casaleggio Associati’.

Il Premier Conte si è dimostrato tale dal momento che il Presidente della Repubblica ha bloccato la nomina dell’economista Savona al dicastero dell’economia. Lui cosa fa? Dopo appena un paio d’ore sale al colle e rimette il mandato nelle mani del Presidente, senza neanche tentare un’alternativa. Segno questo che il premier – non agendo in piena autonomia – ha dovuto chiedere lumi ai suoi sponsor. Morale della favola? Si torna al voto. Intanto parte dai cinque stelle la propaganda per mettere in stato di accusa il Presidente, cosa alla quale la lega furbastra non aderisce. Quindi niente impeachment e figura da due centesimi. Ma il duetto non può mica lasciare tutto nelle mani di Cottarelli, un tecnico incaricato da Mattarella di sondare il terreno per un eventuale governo che si occupi di amministrare l’ordinario e predisporre il terreno per le prossime elezioni.

No, c’è un popolo di eletti che già comincia a rumoreggiare, perché con molta probabilità si vedrebbero ridimensionate le loro aspettative di lauti stipendi e chi dei cinque stelle ha già usufruito dei due mandati disponibili, adesso tornarsene a casa con un palmo di naso. Allora succede che lanciati gli strali di boicottaggio nei confronti di un eventuale governo Cottarelli, Salvini e Di Maio mandano segnali di avvicinamento al Presidente, il quale accetta nel frattempo la remissione del mandato da parte di Cottarelli e dà incarico al resuscitato Conte. In altri tempi sia Conte che Savona se ne sarebbero andati sbattendo la porta. Invece no. Conte arriva di corsa al Quirinale con una lista di ministri già bella e pronta e tenuta gelosamente in tasca e Mattarella non può fare altro che affidargli l’incarico. Mentre Savona uscito dalla porta rientra dalla finestra posizionato non più all’economia ma agli affari europei. Nell’arco di ventiquattro ore si nominano i ministri che giurano davanti al Presidente della Repubblica.

Tra qualche giorno in parlamento ci sarà la richiesta di fiducia da parte del premier nominato e statene certi che la otterrà ad occhi chiusi. Dopo si aprirà una fase – a detta dei cinque stelle – che dovrebbe portare il Paese al cambiamento. La cosa che mi pare un po’ difficile è il reperimento dei fondi che servono a finanziare la flat tax ed il reddito di cittadinanza. Ora, si mettano il cuore in pace coloro che hanno votato 5 stelle per questo sussidio, se ciò sarà possibile avverrà non prima di due, tre anni, mentre all’orizzonte si profila un aumento dell’iva di un paio di punti e ciò vorrà dire che il gioco delle tre carte è stato servito.

 

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