“Il fascismo era un totalitarismo confuso. Il fascismo non era una ideologia monolitica, ma piuttosto un collage di diverse idee politiche e filosofiche, un alveare di contraddizioni” così diceva Umberto Eco nel 1995 alla Columbia University, discorso oggi ripubblicato da La nave di Teseo nel volume “Il fascismo eterno” a quasi due anni dalla morte dell’autore. “Ci fu un solo nazismo … il nazismo aveva una teoria del razzismo, una nozione precisa di “arte degenerata”, era decisamente anticristiano e neopagano …”.

Secondo Umberto Eco questa differenza tra le due filosofie ha fatto sì che, alla sconfitta del nazifascismo, il nazismo ha visto crollare le basi della propria struttura e non si potuto più riprodurre mentre il fascismo, con la sua struttura flessibile è rimasto sottotraccia a indicare un modo di pensare: Hemingway in “Per chi suona la campana” chiama fascisti i falangisti spagnoli, i radicali americani chiamavano “fascist pig” i loro avversari.

Questo porta Eco a definire il “Fascismo eterno” basato sul culto della tradizione, dell’azione per l’azione dove la cultura è bandita, sull’ossessione del complotto che genera la xenofobia e che parla la “neolingua” di 1984 di Orwell. Un fenomeno pronto a riemergere in condizioni favorevoli.

Estremamente attuali sono queste parole oggi, nel momento in cui assistiamo anche in Italia, come in altre parti dell’Europa e del mondo, a un ritorno di manifestazioni e gruppi che si richiamano esplicitamente al fascismo.

In conclusione del suo saggio Eco esorta a far tesoro del passato per combattere il fascismo eterno: che sia questo il nostro motto: “non dimenticate”.

Fabrizio Vasile