Tutti lo sappiamo e tutti ne siamo consapevoli che il nostro è un Paese particolare, e tutti facciamo sempre gli stessi discorsi sui generis per quanto riguarda la politica nostrana.

Dall’avvento del ventennio berlusconiano, questa è diventata sempre più una partita da stadio e, in generale, un discorso quasi personale. Ciò ha fatto si che si sviluppasse un imbarbarimento anche nei rapporti personali tra gente che prima era amica,  usciva assieme,  mangiava assieme,  beveva assieme e, tra un discorso e l’altro, si arrivava alla fine della serata con una birra pacificatrice e tutto finiva li.

Oggi la politica ha cambiato questi rapporti, arrivando al punto di incarognimento e astio nei confronti del vecchio amico di una volta. La colpa di tutto ciò personalmente la addosso ai leader dei partiti che in questi anni sono venuti fuori. L’utilizzo di un linguaggio che, dopo decenni di politichese, ha mutato radicalmente la comunicazione tra i partiti e gli elettori, ha fatto si che ogni cittadino – sia esso quadri laureato, sia esso l’ultimo ignorante del bar all’angolo-  potesse fare proprio ciò che il leader del suo gruppo politico di riferimento ha detto. In modo da toccare non il cuore o la testa dell’individuo bensì la pancia, facendogli credere che la propria integrità e quella del partito sia l’unica credibile nel campo politico nazionale e ponendo l’avversario politico in una situazione tale da rasentare il concetto di patibolo in piazza per una vendetta generale e personale.

In tutto questo il web e i social non hanno aiutato molto nel processo di acculturazione politica della massa che si esprime all’interno di questi, ma ha passivamente dato la possibilità ai suoi frequentatori di esprimere pareri che a volte rasentano la minaccia, l’offesa, il reato o semplicemente l’idiozia.

Fino a che punto ci porterà questo modo di affrontare la questione politica? Diventeremo tutti  come quegli ultras schierati con le mazze in mano? Tiferemo fino alla morte per questo o per quello? Speriamo di no.

Voglio sperare, invece, che certi leader di partiti, passandosi una mano sulla coscienza, facciano della politica il mezzo per risolvere i problemi del Paese, senza aizzare gli animi soprattutto di gente che nella loro esistenza non hanno mai partecipato alla vita politica nostrana, oppure verso coloro che hanno sempre affermato che di politica non ne hanno capito mai niente e che adesso hanno aperto gli occhi (come se prima li avessero chiusi come tanti neonati).

Voglio sperare che gli organi di informazione facciano del giornalismo serio, al di sopra delle parti e soprattutto libero nel fare informazione e non gossip politico, dove mostrare porzioni di cosce e di culi di donne che stanno in politica, spesso utilizzando l’ormai classico metodo Boffo.  Voglio sperare che la coerenza la faccia da padrona senza predicare bene e razzolare male, senza criticare l’avversario politico per comportamenti fuori dalla molare e dall’etica, per poi cadere negli stessi errori. Voglio sperare che certi politici parlino di meno e agiscano di più e soprattutto voglio sperare che la politica, quella con la p maiuscola, si riappropri del ruolo che le compete, che è quello di porsi alla guida del Paese.

Liborio Martorana