di Amalia Vingione
“Miti dell’antico Egitto. Dèi, religione e sapienza del popolo del Nilo” è il nuovo libro di Rebecca Stagno, pubblicato da DIARKOS. Il volume è un accattivante saggio sulla “religione” egizia, sulla sua mitologia anche attraverso una lettura comparatistica con altre culture e popolazioni di religione differente. L’autrice, nell’intervista che segue, ci racconta il suo lavoro e il fascino che l’Egitto suscita ancora oggi.
1. Per iniziare, com’è nato questo libro e cosa ci racconta?
Questo libro nasce dall’esigenza di esplorare l’apparato mitologico e spirituale dell’antica cultura egizia da un punto di vista storico-religioso. L’obiettivo non è solo quello di offrire al lettore un’opera completa sull’argomento, utile per avere una panoramica generale sul complesso sistema religioso del popolo del Nilo, ma anche quello di riscoprire una spiritualità antica con cui, oggi più che mai, vale la pena dialogare.
Il saggio è suddiviso in sei parti. Esse sono:
1) Storia religiosa dell’antico Egitto.
2) I miti egizi.
3) Gli dèi.
4) La relazione con il divino.
5) La vita ultraterrena.
6) Il mito dell’Egitto immaginario.
2. Il mondo dei miti dell’antico Egitto è affascinante e complesso. Potrebbe darci una panoramica su come la religione e i miti si intrecciano nella vita quotidiana degli antichi egizi?
Gli Egizi non avevano concetti simili alla nostra idea di “religione” e di “mito”. Non separavano il sacro dal profano, né l’uomo dagli dèi. Sfera umana e sfera divina, infatti, erano interconnesse. Le entità extraumane (dèi, defunti, spiriti…) non erano qualcosa a cui credere aprioristicamente, ma una realtà di cui fare esperienza attraverso la natura (il fiume Nilo, il cielo stellato, il ciclo solare…). Uomini e dèi condividevano lo stesso cosmo ordinato sorto dal caos primordiale. Entrambi, quindi, attraverso il mito che si riattualizzava giorno dopo giorno nel rito templare (con i sacerdoti, ad esempio, che aiutavano il sole a sorgere ogni mattina attraverso apposite formule rituali), contribuivano a mantenere tale cosmo in equilibrio.
3. Gli dèi egizi sono numerosi e ognuno ha un ruolo specifico. Quali sono le divinità principali e quali aspetti della vita o dell’universo rappresentano?
Gli dèi egizi sono davvero numerosi e, spesso, tendono a fondersi insieme per dare vita a ulteriori divinità. Tra i principali possiamo citare Ra, il dio Sole di Eliopoli; Nut, la dea che incarna il cielo stellato; Geb, il dio che incarna la terra; Iside, la grande maga; Osiride, il signore dell’aldilà; Anubis, il protettore delle necropoli; Horus, il patrono dei faraoni viventi; Seth, il signore del caos e del deserto; Hathor, la Grande Madre; e molti altri…
4. Dal volume emerge un lavoro comparatistico, perché è importante mettere a confronto le religioni e i loro “miti”?
Il metodo comparativo è fondamentale. La cultura, infatti, non è qualcosa di limitato e circoscritto a confini geografici e temporali definiti. Al contrario, si tratta di una realtà liquida e in perenne divenire. Ne consegue che le culture particolari tendono a influenzarsi e a mescolarsi, tanto che, pur tenendo conto delle loro specificità, possono essere osservate attraverso la lente della comparazione per cogliere aspetti generali e categorie di pensiero universalmente valide. Si tratta, ad ogni modo, di un lavoro delicato, poiché bisogna evitare il rischio, sempre presente, di sacrificare i caratteri particolari in virtù di una generalizzazione superficiale.
5. Perché il mondo egizio ci affascina così tanto?
Credo, in primo luogo, che gran parte del fascino che l’Egitto suscita in noi sia dovuta alla bellezza artistica dei reperti che ci ha consegnato. Pensiamo, ad esempio, alla maschera funeraria di Tutankhamon. Tuttavia, ritengo che ad affascinare l’uomo moderno sia soprattutto la religione degli antichi Egizi, così sfuggente rispetto a quella greco-romana e, allo stesso tempo, incredibilmente evocativa.
6. Per concludere, come vede l’eredità dei miti egizi nel mondo moderno? In che modo queste storie influenzano ancora oggi la nostra cultura?
I miti egizi continuano a influenzare la nostra cultura. Li ritroviamo, in particolare, nella letteratura e nel cinema, dove vediamo la rappresentazione di un Egitto altro, immaginario, derivato dal fenomeno che l’egittologo Erik Hornung ha definito egittosofia e che affonda le sue radici nell’incontro-scontro tra la cultura greca e quella egizia. Attraverso di essa, dèi come Iside e Osiride hanno corso parallelamente all’avvento del cristianesimo e sono giunti fino a noi, diversi e sempre uguali, protagonisti di nuovi miti e nuove storie.