Tra tautogrammi, haiku, petit onze, landays e tanka, Ornella Mallo
costruisce il suo percorso verso l’altro: giochi delle forme, sempre
sapientemente condotti, e rigore, molto rigore nella ricerca. Entro
questi due poli il caleidoscopio poetico dell’autrice spazia, si
muove in bilico tra luoghi fisici vissuti e luoghi ideali fortemente
intrisi, appunto, del sentimento, mai consumato per sé, ma sempre
impegnato alla definizione dell’altro: «un lutto dentro e l’attesa di
te», scrive.
Ogni poeta, al di là dello stile, delle scelte lessicali, della metrica,
delle figurazione retoriche, porta in ogni poesia una voce sua,
segno inconfondibile del sé; nel caso della Mallo non è difficile
rintracciare sia echi di una persistente voce di rabbia mista a
malinconia, sia, di contro, sussurri di ricerca oltre ogni
ragionevole limite di un appagamento amoroso, di un compimento
totale nell’altro.
Quasi che la vita stessa non sia possibile senza l’incontro.
Non è raro poi, invece, ascoltare una voce che si fa
improvvisamente forte e decisa, in un viraggio fino alla
sfrontatezza del carnale mirabilmente dissimulato.
Sei come me,
saldamente in bilico:
corteggi il vuoto, sfidandolo.

Un verso costruito su un ossimoro, questo, che ci dà sia l’alta
caratura della determinazione dell’autrice e, nello stesso tempo, il
punto che unisce due anime in perenne trasformazione. Sapranno
riempirlo questo vuoto?
La Mallo ostenta pessimismo. E qui l’autrice rivela esattamente il
limite di una “malinconia” vissuta come abito e non come tappa
della ricerca, come giardino segreto.

E l’abito, si sa, quando si nuota in mare aperto, appesantisce il
galleggiamento. Più efficace e immediata in quei passaggi dove
l’amore carnale sembra prendere il sopravvento.
Mentre Ti attendo
vago brancolando

scrive la Mallo in una poesia intitolata proprio “Malinconia”.
E ancora, nella poesia immediatamente seguente:
Prepotente irrompe
la mia malinconia
da sogni in cui sono libera
di non essere me stess
a.
Ad una fantasia prorompente che distribuisce segni chiari della
poetica di Mallo, corrisponde un’energia sotterranea sempre
pronta ad esplodere in visioni e in paesaggi interiori.
Dall’incastro della malinconia si può uscire, quindi, solo se si è
disposti alla consapevolezza. E l’Autrice questa disposizione la
dichiara tutta, e la pratica. Consapevolezza dell’incomunicabilità,
del dolore, dell’ingiustizia, dello sfaldamento dei valori.
Inarrestabili
scivoliamo su superfici saponose
dissolvendoci lentamente
in un vuoto senza fondo.
Ma il nulla
rassicura?

Percorrendo stanza dopo stanza la silloge, si tocca con mano una
trasformazione latente. Ovvero, laddove il disagio di vivere, determinato
da una realtà mostruosa e tentacolare, non costringe all’angolo, laddove
questa sua proverbiale fantasia trova un pertugio minimo da cui far
defluire la sua energia, la poetica dell’autrice acquista slancio e inventiva.
Leggere,
come drappi di stelle,
carezzano il mio viso
le voci dei miei figli.

Oppure:

Mi sparpaglio
Sfuggente
in gocce di mercurio
impazzite
in un logorante andirivieni
tra obblighi
e desideri.

C’è fantasia e desiderio di esplorare territori nuovi nella poesiachiave di tutta la silloge, “Intuarsi”.
Qui, a fianco di un prezioso neologismo derivato dalla poesia
classica, di Dante per l’esattezza, l’autrice esplica in tutta
chiarezza il suo percorso di incontro/scontro con l’altro.
Ad una carnalità messa apparentemente in seconda linea,
corrisponde un parallelo movimento interiore di “lui” e “lei” teso
alla ricerca del punto di incontro.
Ci sarà? Ovviamente no, secondo il perimetro poetico della Mallo,
che preferisce chiudere le sue creazioni con grandi punti
interrogativi.
Ma questa poesia vale per la nitidezza dell’esposizione, il
travaglio senza metafore che riesce a regalare al lettore.
E così se anche se i baci sono fatti di intrecci di lingua, amore
carnale senza veli, l’incontro nel piacere rimane solo una “danza”.
In “L’adultera”, poi, dove la fusione dei corpi trova una sua
travolgente semplicità e immediatezza, il finale è un lapidario
“Sola”.
In “Aghi di luce”, la seconda parte della silloge “Scriverti” c’è una
poeta più godibile e, per certi versi più profonda. Forse sono
proprio le varie forme poetiche che affronta, tautogrammi, haiku,
petit onze, landays e tanka, a regalarci la profondità della sua arte.
La riconferma quindi che solo una costante applicazione, e quindi
un esercizio d’amore verso se stessi, può davvero schiuderci la
verità sotto la forma, tutta umana, di luce ed entusiasmo.

Fabio Sebastiani