RECENSIONE AL LIBRO DI TITO CAUCHI “RUDY DE CADAVAL – AUTORE ANTIPOETA” , Totem editore, Roma, 2022,

DI ORNELLA MALLO

Quando mi sono accostata alla lettura del libro di Tito Cauchi “Rudy De Cadaval – Autore Antipoeta”, mi è venuto in mente quanto scriveva sull’amicizia Michel De Montaigne: “Nella vera amicizia, quella che intendo io, le anime si mescolano, si intrecciano, si confondono l’una con l’altra in un legame così stretto da annullare e far dimenticare la connessione che le ha unite. Se qualcuno volesse farmi dire perché volevo bene a un amico, sento che potrei solo rispondere: perché era lui, perché ero io.” Trovo riduttivo definire il libro di Tito Cauchi una semplice biografia del poeta Rudy De Cadaval: infatti esso è un tributo affettuoso all’amicizia sincera che ha legato l’Autore al Poeta, nata grazie alla sua collaborazione con la rivista Pomezia – Notizie, attraverso la quale cominciò a conoscere l’artista e a pubblicare le risonanze alle sue opere. Il rapporto tra i due è durato fino alla morte del Poeta, e viene ricostruito non solo riportando con dovizia e precisione le numerose recensioni che il professor Cauchi ha scritto su tutte le opere di De Cadaval, ma anche le lettere e le mail intercorse tra i due. Soprattutto da queste ultime emergono con nettezza i tratti della personalità del Poeta. Scrive Cauchi: “Quando una persona di nostra conoscenza ci lascia, ci prende la tristezza; se poi riguarda un caro amico è come se andasse via una parte di noi stessi, segnando un gran dolore.” Nella “doppia veste di recensore e di amico”, l’Autore ricostruisce la vita di De Cadaval, all’anagrafe Giancarlo Campedelli, nato a Verona il primo gennaio del 1933 da Giovanni Campedelli, operaio delle ferrovie, e da Carolina Elvira Carli. Una vita talmente avventurosa da essere definita dall’Autore “un romanzo”, costellata da una serie innumerevole di episodi riportati nel libro meticolosamente, essendo questi strettamente connessi con la scrittura del Poeta, “fortemente impregnata di autobiografismo”. De Cadaval, pur autodidatta, essendo stato allontanato dalla scuola per avere sputato sul gagliardetto fascista durante una sfilata, ha avuto una vastissima produzione letteraria, che va dalla poesia al romanzo, dalle traduzioni ai saggi critici; si è occupato di pittura, di cinema e di teatro; ha avuto incontri con tantissime personalità di spicco nel panorama culturale dei suoi tempi, come Alain Delon, Enzo Biagi, Sylva Koscina cui dedicherà una poesia, Pier Paolo Pasolini, Montale, Ungaretti, Quasimodo, e tanti altri. Tre le mogli che lo accompagneranno nel corso della sua vita: Manuela De Cadaval, morta in un incidente automobilistico, di cui lui assumerà il cognome in sua memoria; Grazia Corsini, che gli darà due figli, Laura e Alex, e che morirà in seguito; e Claudia Formiconi, anche lei scrittrice e poetessa, che gli resterà legata fino alla morte, avvenuta il 13 agosto del 2021. All’ultima moglie di De Cadaval e alla sua poetica, Cauchi dedica l’appendice del suo libro. La poesia di Rudy ha avuto numerosi e prestigiosi riconoscimenti, tra cui la candidatura al Premio Nobel. Il Poeta rimase sconosciuto al grande pubblico fino al 1969, anno in cui i suoi versi catalizzarono l’attenzione di Ungaretti, che individuò in “Silenzio. Attesa. Contemplazione.” gli elementi nodali della sua poetica: “La musica di De Cadaval, non la sua musicalità, è qui, in questo ​costante e tenace pervenire a un silenzio che è poi il fine stesso della musica, nel suo senso più alto e più profondo, e che in definitiva è il silenzio impassibile della verità assoluta, non raggiungibile forse per altra via, pena il decader nei rumori della retorica o negli stridori della logica, che non sia quella della sua medesima realtà, e perciò intraducibilità. Perché la poesia del De Cadaval non è un commento alla vita, ma è vita”. Questo il lusinghiero giudizio espresso da Ungaretti nel 1971. In “Colloquio con la pietra” De Cadaval scriveva: “La mia poesia / non spiega niente / […]non abbraccia tutto / non adempie alla speranza / […] obbedisce alla propria necessità / […] / aperta a tutti / senza segreti // ha molti compiti / non basterà”, a sottolineare come i suoi versi non potevano, pur obbedendo a una propria urgenza, esprimere le innumerevoli sfaccettature della vita, ma che egli caparbiamente avrebbe perseverato nella sua ricerca. Dall’epistolario emerge la straordinaria modestia del Poeta, che al Cauchi scriveva: “Onestamente, le sembro un poeta così importante? […] Sono candidato al Nobel. E allora? Per la mia pochezza è come averlo ricevuto. Non ci spero.” E ancora: “Al di là dei riconoscimenti o dei premi c’è la parola scritta. Infatti ritengo che la parola scritta è l’unica che rimane, tutto il resto se ne va con il vento e il trifoglio.” Affiora anche la sua gratitudine nei confronti del professore per l’attenzione che dedicava alla sua produzione artistica: “Carissimo e Stimatissimo Tito, non finirò mai di ringraziarti per tutto quello che vai scrivendo sui miei miseri versi.” E Cauchi dal canto suo rispondeva: “Carissimo Rudy […] la tua lettera ha avuto il dono di farmi sentire utile.” E, sempre dalla lettura delle lettere di De Cadaval, si rileva come la sofferenza, fisica e psicologica, pervadesse la sua vita, e conseguentemente anche i suoi scritti. Scrive Cauchi: “Fin da quando ci siamo conosciuti lamentava la debolezza della vista e negli ultimi anni era preso da sconforto: per uno scrittore è come essere un’aquila dalla vista acuta che abbia le ali tarpate.” Il libro è interessante: Cauchi sa incuriosire il lettore e indurlo alla lettura dei testi di De Cadaval. Le recensioni sono scritte con estrema precisione e accuratezza. Impossibile non notare la sensibilità del professor Cauchi, scrittore e poeta a sua volta, pronto a immergersi nella scrittura dell’artista facendola propria, esplorando minuziosamente non solo i significati della stessa, ma anche i meandri della personalità dell’artista, di cui percepisce “il calvario personale e la condivisione dei mali che affliggono l’umanità”. E a conclusione della sua biografia, Cauchi scrive di De Cadaval : “Poeta e non poeta; poeta fuori dall’ordinario; forse sei solo un antipoeta”.

(Fonte immagine: facebook)